Nella crisi di giunta, aperta ufficialmente ieri dalle dimissioni dell'assessora Alessandra Penzo, si insinua ora anche la mozione di sfiducia presentata dal capogruppo della Lega Marco Dolfin nei confronti del sindaco Alessandro Ferro. Nel documento, Dolfin riferisce una serie di comportamenti e omissioni che giustificano, a suo vedere, l'interruzione dell'esperienza amministrativa.
Affinché però la mozione possa essere discussa dal prossimo consiglio comunale, che andrebbe convocato fra i dieci e i trenta giorni dalla sua protocollazione, essa dev'essere sottoscritta dai due quinti dell'assemblea, ovvero dieci consiglieri. Ma ieri una riunione informale degli esponenti delle minoranze consiliari ha mostrato come siano, al momento, solo otto i consiglieri di opposizione pronti a votarla.
Dal novero infatti si chiamano fuori l'ex grillina Maria Chiara Boccato e le consigliere democratiche Emilia Spagno e Barbara Penzo. Quest'ultima, segretaria del PD, al Gazzettino in edicola oggi paventa i rischi dell'arrivo del commissario prefettizio in un periodo segnato dall'emergenza sanitaria ed economica, dalla preparazione del bilancio, dalle vertenze ACTV e casa di riposo.
E nonostante la conferma del giudizio verso un sindaco definito «inadeguato e impreparato, come ha dimostrato la sua incerta azione amministrativa di questi anni» Ma c'è chi vede nelle intenzioni del Partito Democratico la volontà di non nuocere alla parte dialogante dei 5 Stelle, in vista delle prossime elezioni comunali che potrebbero essere corse in alleanza.
Intanto Beniamino Boscolo comunica che voterà la mozione di Dolfin: «Non è cambiata la percezione della gestione Ferro - spiega il capogruppo di Forza Italia - prima va a casa e meglio è, non ci sono alibi per tenerla in piedi. Poi cambierebbe poco se dovesse tenere lui l'interim anche ai Lavori Pubblici e all'Urbanistica».
Boscolo però suggerisce al sindaco di dimettersi prima: «Insistere è solo l'accanimento terapeutico verso un'amministrazione ormai vegetale, meglio che si assuma la responsabilità di staccare la spina dopo tutti questi cambi e caos in giunta e consiglio. Pare di essere nel basso Medioevo con i guelfi bianchi, i guelfi neri e i ghibellini: ma dopo le elezioni il Medioevo concluderà e arriverà il Rinascimento».
Rimane comunque la possibilità concreta -prevista dal Testo Unico degli Enti Locali- che, anziché votare la mozione di sfiducia, gli oppositori più agguerriti si dimettano dalla carica alla prossima seduta di consiglio: in tal senso, c'è attesa per le mosse dei cinque esponenti "ortodossi" del M5S, i quali -ove unissero la propria firma alle dimissioni delle minoranze- riuscirebbero a far saltare la giunta e sciogliere il consiglio. Con l'inevitabile arrivo, appunto, del commissario prefettizio. Dal campo degli "ortodossi", domani mattina è convocata una conferenza stampa in municipio che annuncerà il futuro.
I più esperti commentatori di cose politiche si dicono certi che la giunta 5 Stelle ha le ore contate, mentre appare sempre più chiaro come la diatriba che ha opposto il sindaco Ferro (a sua volta architetto) a tutti gli assessori ai Lavori Pubblici succedutisi in quasi cinque anni dipende anche da differenti visioni tecniche relative allo sviluppo urbanistico della città. Tra queste, anche l'atteggiamento verso la costruzione di un ponte (pur previsto dal piano di assetto del territorio) fra l'ex macello e l'isola dell'Unione, che solo il sindaco caldeggerebbe, in contrasto col proprio gruppo.
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