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lunedì 1 ottobre 2018

DIRETTIVA BOLKESTEIN, IL 9 OTTOBRE A ROMA QUALCHE RISPOSTA IN PIÙ AI CONCESSIONARI BALNEARI

Nei giorni scorsi Giorgio Bellemo, presidente di ASCOT, era a Montecitorio in quanto parte della giunta nazionale FIBA, il sindacato di categoria che segue le concessioni balneari, per un incontro con i deputati allo scopo di verificare la situazione in merito alla prossima applicazione della direttiva europea Bolkestein. Il 9 ottobre ci sarà un nuovo incontro fra ministri, al tavolo convocato dal titolare del Turismo Gian Marco Centinaio, cui parteciperanno anche Toninelli per il Demanio e altri: il giorno dopo gli operatori conosceranno le loro valutazioni a Rimini.
Al momento la Lega è ancora integralmente contraria all’applicazione della direttiva, i 5 Stelle -secondo Bellemo- si stanno riorientando dopo iniziali possibilità. Se anche volessimo uscire dal suo ambito, sostiene il presidente di ASCOT, resta pur sempre il nodo dell’appartenenza alla UE e quindi al rispetto dei suoi regolamenti. Cosa chiedono i concessionari balneari? La volontà di trovare una soluzione normativa che rassicuri gli operatori degli investimenti fatti e da fare. Le concessioni, secondo ASCOT, devono durare qualche anno in più e riconoscere il valore dell’azienda, occorre quantificare il canone (chi ha aree pertinenziali paga cifre impossibili) e nel DEF c’è da armonizzare l’IVA, dal momento che le imprese turistiche versano il 10%, gli stabilimenti balneari il 22%, senza contare cosa succede all’estero.
Tra le richieste, anche rivedere la linea di demanializzazione, dato che ci sono zone non più funzionali alla balneazione, come ad esempio i Reduci. Servono atti chiari e precisi, dice Bellemo: il 2020 è già domani. Per quanto riguarda invece la TARI, il presidente dei concessionari valuta come «anche tanti residenti nelle case popolari non la pagano», e siccome la maggioranza consiliare sta mettendo in discussione la gestione di Veritas con annesso contratto di servizio, «praticamente sta dicendo che chi non ha pagato fa bene a non farlo». ASCOT auspica la chiusura dei contenziosi residui, rivedendo i conti.

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