Il Centro Aiuto alla Vita di Chioggia replica alle dichiarazioni del consigliere comunale del PD Jonatan Montanariello, che ha annunciato la presentazione di una mozione consiliare in difesa della legge 194/78 sull'interruzione volontaria di gravidanza. "Le sue parole - si legge nel testo del CAV - sono intrise di un furore ideologico che lascia sbigottiti. Chiunque può leggere gli articoli della 194 e si renderà conto che il Comune di Verona con questa mozione non è contro la legge: anzi, è forse uno dei rari casi che mira all'applicazione della legge. Bisogna essere ideologicamente accecati per dire che il Comune di Verona viola la 194, oppure non la si è letta attentamente e dunque non la si conosce, o la si conosce ma non la si vuole applicata in tutti i suoi articoli, e fa comodo interpretarla in modo da stravolgere lo spirito del legislatore.
Già dal titolo "Norme per la tutela sociale della maternità" e dai primi articoli, lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. Ovvero la legge riconosce la presenza di un essere umano dopo il concepimento e non approva l'uccisione in grembo al fine di limitare il numero dei figli.
L'intervento di Montanariello non conosce la realtà dei fatti, che è quella di una legge che porta il nome di legge per la tutela sociale della maternità, ma ha subito una vera mutazione pratica ed è diventata la legge che rende la donna libera, ma solo di abortire", continua il Centro Aiuto alla Vita. "Anche se nella realtà dei fatti è proprio questo quello che accade: la 194 ha delle maglie tanto larghe che non pone alcun filtro, e nemmeno viene attuata negli articoli più importanti che mirano alla prevenzione dell'aborto, come il n.5, che recita come il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza.
Vanno dunque promossi tutti gli aiuti necessari prima e dopo il parto. L'intervento del consigliere parte dal pregiudiziale concetto che tutte le donne non aspettino altro che di abortire, e non tiene conto di tutte quelle che per vari motivi vorrebbero tenere il bimbo che portano in grembo ma che sentendosi sopraffatte dalle difficoltà cedono per paura di non farcela. Inoltre l'articolo 2 dice che i consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza, informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio, nonché attuando direttamente o proponendo all’ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi, oltre che contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza.
I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita e informare la donna su tutti i servizi sociali assistenziali e sulle strutture operanti nel territorio come le associazioni di volontariato. Associazioni come la nostra che si cura di incontrare, di ascoltare, di incoraggiare, di fornire aiuti materiali ed economici alle mamme. Alcuni puntando sull'autodeterminazione della donna ignorano che vi sia un bimbo in carne ed ossa, una vita che è un individuo diverso con i suoi caratteri unici e irripetibili propri di ogni vita umana.
Eppure dall'altra parte si dice che «il bimbo non ha nessun diritto. Il corpo è della donna», si dice. Ma non riconoscere un valore sociale alla maternità ha condotto al suicidio demografico: le scuole chiudono, le città spariscono (di anno in anno è come se una città delle dimensioni di Padova venisse cancellata dalla carta geografica). Le pensioni diventano insostenibili, i consumi crollano. Il Comune di Verona ha preso coscienza, quella che manca a tanti, e si sta impegnando per far rivivere città vuote e prive di vita, con parchi deserti, culle vuote e tanti anziani. In ultima analisi la portavoce del PD veronese, Carla Padovani, ha votato la mozione facendo appello alla propria coscienza morale. Probabilmente per il PD non deve esistere il principio di azione personale secondo coscienza. Come associazione, grazie ad un piccolo aiuto e sostegno, abbiamo visto nascere circa 150 bambini in circa 20 anni di attività. Nessuna mamma si è mai pentita della scelta fatta, invece abbiamo conosciuto donne pentirsi amaramente per la scelta di abortire. Anche l'amministrazione di Chioggia dovrebbe dichiararsi città della vita!", conclude il messaggio del CAV Chioggia.
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