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giovedì 17 ottobre 2019

AUMENTANO I CANONI DELLE CASE ATER, MA A CHIOGGIA NON SI REGISTRANO RICORSI AI SERVIZI SOCIALI. IL CONSIGLIO CHIEDE MODIFICA DELLA LEGGE REGIONALE

Durante la seduta odierna del consiglio comunale si è parlato anche di edilizia residenziale popolare, con riferimento all'aumento dei canoni delle case Ater dall'entrata in vigore del regolamento regionale 4/2018. L'argomento è stato richiesto dalla consigliera del PD Barbara Penzo, che ha presentato il quadro come conseguenza delle politiche abitative della Regione Veneto: «Occorre rivedere la legge 39/2017, in quanto frutto di gravi inefficienze nella gestione alloggi pubblici, e tradisce la ragione stessa per cui è stata formulata, colpendo migliaia di soggetti vulnerabili».
L'assessore alle politiche sociali e alla casa Luciano Frizziero, richiesto di intervenire, specifica che agli uffici dei servizi sociali di Chioggia non si sono presentati affittuari con problemi nel pagamento del nuovo canone, e la presumibile assenza di criticità rilevanti nel territorio è stata confermata anche dal capogruppo del M5S Paolo Bonfà. Secondo Beniamino Boscolo la legge è perfettibile: il capogruppo di Forza Italia invita l'amministrazione comunale a «fare una fotografia degli alloggi sfitti dell’Ater, di quelli inagibili, confrontando con la graduatoria per scovare i “furbetti”». Senza dimenticare i casi di violenza accaduti ad esempio a Ca' Bianca: «Ne rimette il quartiere. Dobbiamo aspettare ci siano elementi eclatanti per intervenire?».
Secondo Marcellina Segantin (Chioggia Viva) la legge regionale «ha di buono che valuta caso per caso, e gli alloggi possono essere cambiati a seconda delle esigenze di ciascuno. Occorre fare un passo avanti, verso la temporaneità della casa popolare, affinché non venga lasciata tutta la vita -e anche agli eredi- a chi non è più in condizione di bisogno». Per Marco Dolfin (Lega) non serve «fare terrorismo e portare la gente in piazza, né ha senso cancellare l'ISEE: si tratta spesso di affitti risibili, aumentati a quote comunque inferiori a quelle di mercato». Alfine Barbara Penzo e la maggioranza si ritira per scrivere una risoluzione da portare al voto dell'aula, con l'istanza di modifica del provvedimento regionale da inoltrare a palazzo Ferro Fini: la mozione viene approvata con 16 sì e 5 astenuti (Dolfin, Segantin, Beniamino Boscolo, Zanni e Boccato).

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