Il Comune di Chioggia rinuncia al progetto SPRAR. Le ultime disposizioni legislative, con il decreto Sicurezza emanato a novembre, rendono infatti inservibile lo strumento per migliorare l'accoglienza di piccoli gruppi di persone richiedenti asilo: dalla sua entrata in vigore, infatti, lo SPRAR è vocato solo a persone già in possesso della protezione umanitaria. Quindi, con delibera di giunta dello scorso 19 dicembre, l'amministrazione comunale è tornata sui propri passi revocando l'adesione al sistema nazionale, che avrebbe chiuso una volta per tutte la pratica dei CAS, ovvero i centri di accoglienza straordinaria sul modello della ex base di Conetta (ormai sgomberata) o di strutture private convenzionate con la Prefettura, ad esempio gli immobili di Brondolo o l'ex ristorante Al Bragosso.
Chioggia aveva aderito allo SPRAR nel maggio 2017, quando a tenere le redini dell'assessorato alle Politiche Sociali era l'avvocata Patrizia Trapella, che si era impegnata personalmente per raggiungere l'obiettivo. Nell'ultima delibera di giunta viene fatto riferimento all'individuazione del soggetto che sarebbe stato partner dell'amministrazione comunale, in caso di proseguimento nel progetto: l'incarico era stato affidato il 4 settembre, due mesi prima dell'entrata in vigore del decreto Sicurezza che limita fortemente le possibilità dei Comuni di utilizzare lo strumento per contenere il numero degli accessi e garantire agli ospiti un'istruzione italiana elementare oltre che l'apprendimento di un mestiere, a scopo di integrazione. Nelle scorse settimane il consigliere leghista Marco Dolfin aveva appunto chiesto alla giunta Cinque Stelle di fare un passo indietro in materia.
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