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martedì 10 ottobre 2017

RIUSCITO L'INCONTRO INFORMATIVO SUL REFERENDUM VENETO: PARLANO BERTOLISSI, TESSERIN, DONÀ

Un grande afflusso di pubblico ha confermato la bontà dell'iniziativa che lo scorso giovedì sera il Centro Studi “Livio Paladin” ha organizzato alla chiesa della SS.Trinità di Chioggia, avente a tema il referendum veneto del prossimo 22 ottobre. Ospite della serata, il professor Mario Bertolissi, ordinario di Diritto Pubblico all'Università di Padova e patrocinatore alla Corte Costituzionale della legge regionale che ha istituito il referendum, risultata poi valida e quindi efficace. Molti i protagonisti della scena politica locale in platea, ma anche i cittadini comuni che hanno colto l'occasione per informarsi di più riguardo a una questione che, è stato detto, appartiene ai veneti e non ai partiti: la legge autorizzativa infatti è stata approvata all'unanimità dal consiglio regionale.
Lieta della partecipazione è Francesca Donà, una delle promotrici dell'incontro: «Siamo contenti della reazione dei chioggiotti, commisurata al livello del relatore e del dibattito, denso di contenuti per quanto tecnicamente preciso. Il professor Bertolissi si è occupato di autonomie per una vita, ha fatto riferimento alla storia di questa consultazione che affonda le sue radici ai primi anni Novanta, con la prima sentenza negativa della Corte Costituzionale fino a quella del 2015 che ha cambiato giurisprudenza, consentendo la celebrazione del referendum». Secondo Donà, il fatto che il voto sia consultivo e non abrogativo «è determinante per l'indirizzo politico che il popolo vorrà dare, considerato che poi con Roma dovrà iniziare un negoziato». A chi teme paralleli con la situazione catalana, Francesca Donà risponde che «importa il significato delle parole specificamente adoperate nei due testi referendari. Là si parla di indipendenza, qui di autonomia, ovvero un maggior esercizio di poteri ma sempre nell'alveo dell'unità nazionale».

Per Carlo Alberto Tesserin, primo Procuratore di San Marco e già consigliere regionale, il dato in evidenza riguarda la vicinanza del Veneto con una regione (il Friuli) e due province (Trento e Bolzano) che godono di statuto speciale: «Esse hanno privilegi rispetto ai Comuni veneti frontalieri», nota il decano della politica clodiense. «Questi vantaggi possono pure starci in tempi di abbondanza, certo non possono essere accettati durante una lunga crisi». Infatti domenica 22 ottobre la provincia di Belluno voterà per un ulteriore decentramento territoriale. Rispetto a qualche anno fa, secondo Tesserin la necessità autonomista si è fatta più forte: «L'economia non tollera più questo stato di cose, deciso dopo la guerra per motivi che forse allora avevano un senso». Fondamentale restare nel solco dell'articolo 116 della Costituzione: «Il terzo comma -spiega Tesserin- stabilisce che lo Stato centrale possa attribuire diverse e maggiori competenze alle Regioni che le richiedono. Il Veneto lo ha fatto, con una legge regionale del 2007, alla quale non sono mai arrivate risposte se non sette anni più tardi. E furono negative, con la legge regionale bocciata nella sua interezza».
Ma il ricorso alla Corte Costituzionale che ha visto protagonista proprio il professor Bertolissi in veste di avvocato ha visto riconosciuto alla Regione Veneto il proprio diritto a tenere il referendum. Cosa rappresenterebbe, in concreto, questa ulteriore autonomia? «Anche altri ambiti di responsabilità, oltre che il potere di spesa. Oggi i trasferimenti dalla Regione a Roma ammontano a 20 miliardi di euro, in parte rimarrebbero qui, assieme a nuove materie di competenza. Ci dicono che dobbiamo trattare con lo Stato, ma abbiamo cercato di farlo più volte, con innumerevoli convegni anche a Palazzo Ducale, ma sempre per niente». Non mancano le frecciate: «Invito le altre regioni (segnatamente l'Emilia Romagna, ndr) ad accordarsi con lo Stato nel breve tempo, come dicono. Vedremo se ci riescono», conclude sarcastico Tesserin.



Gli interventi del professor Mario Bertolissi al convegno del 5 ottobre scorso:


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