Pagine

venerdì 1 maggio 2020

CASA DI RIPOSO, IL DIRETTORE: IL VIRUS ERA ENTRATO DA FUORI. A SOTTOMARINA UN OPERATORE NEGATIVIZZATO TORNA AL LAVORO E CONTRAE DI NUOVO LA POLMONITE

Della situazione alla casa di riposo di Sottomarina si è parlato ieri durante una seduta della III commissione, tenutasi con tutte le sicurezze nella sala consiliare del municipio a Chioggia. Erano presenti il presidente del Centro Servizi per gli Anziani, Andrea Giovanni Zennaro, il direttore Antonio Rizzato entrato in servizio il 2 marzo scorso, e il geriatra Nicola Veronese.
Il direttore ha esposto cronologicamente i fatti e le azioni messe in campo dal consiglio di amministrazione: fin da febbraio la struttura è restata chiusa a tutti i visitatori e adottate le misure precauzionali possibili a evitare il contagio, a suo dire generato all'interno a partire da uno degli operatori che ogni giorno si recavano al lavoro.
Il dottor Rizzato ha denunciato una comunicazione iniziale confusa da parte della Regione Veneto, che all'inizio aveva chiesto fossero chiuse le residenze per anziani, poi aprirle e quindi di nuovo chiuderle con urgenza: «Veniva chiesta la limitazione degli accessi - specifica Rizzato - ma è evidente che il significato poco chiaro del termine poteva essere interpretato in molte maniere. In ogni caso, il consiglio di amministrazione dell'IPAB di Chioggia ha deciso di chiudere totalmente».
Anche per quanto riguarda la fornitura iniziale di mascherine ci sono state difficoltà: «Erano state inviate lettere tempestive all'ULSS e al Comune per richiedere i dispositivi - continua Rizzato - perché ai primi giorni di marzo il deposito era insufficiente. La prima risposta è arrivata il 31 marzo, con uno stock valido a coprire circa dieci giorni. Abbiamo provveduto anche con mascherine fatte in casa».
In quei giorni divampava il contagio alle residenze di Sottomarina, e pure la prima vittima: «Chiudemmo il primo piano - ricorda il dottor Rizzato - dopo aver accertato un eccesso di malattia tra gli operatori. L'infezione si era diffusa anche al quarto piano, i primi tamponi effettuati hanno avuto esito dopo dieci giorni, al che è intervenuta l'ULSS. Il 6 aprile, come segnalato, erano in servizio solo 58 operatori rispetto al centinaio in dotazione: dopo una petizione alla Prefettura sono arrivati rinforzi da Cavarzere e Rovigo».
A proposito di tamponi, il geriatra dottor Veronese ha riferito di un caso in cui un operatore prima positivo e poi negativizzato (con due esiti favorevoli) è tornato al lavoro per ammalarsi di nuovo di una grave polmonite, ed è tutt'ora ricoverato. Anche in altre due situazioni i tamponi negativi non hanno impedito lo svilupparsi di polmoniti da Covid.
Molto preoccupata della testimonianza del medico la consigliera del PD Barbara Penzo, che si dice «convinta sia stato fatto il possibile nella struttura da parte degli operatori e del consiglio di amministrazione, ma la Regione -legata all'IPAB per contratto- ha gravi responsabilità per le lacune denunciate dal direttore Rizzato, sia in merito alle indicazioni ondivaghe che alla fornitura degli strumenti necessari per tutelare ospiti e operatori».

Nessun commento:

Posta un commento

Chioggia Azzurra suggerisce ai gentili lettori la registrazione di un proprio account Google -anche attraverso uno pseudonimo- con il quale commentare gli articoli, al fine di favorire una miglior comprensione dell'identità digitale tra utenti. Non è nostra intenzione schedare o rintracciare in qualche modo chi commenta anonimamente; anzi lasciamo in tal senso la massima libertà al lettore di non declinare le proprie generalità, restando però nell'ambito del buon gusto e della corretta educazione nel commentare senza offendere alcuno. Siamo certi di essere compresi in questa esigenza, e per questo Chioggia Azzurra ringrazia.