A dieci anni dal riconoscimento europeo dell’Indicazione Geografica Protetta per il Radicchio di Chioggia, il Consorzio di tutela adegua il disciplinare di produzione all’evolversi delle modalità di coltivazione e delle esigenze di mercato. «È stato un lavoro paziente e meticoloso - spiega il presidente Giuseppe Boscolo Palo - che abbiamo svolto di concerto con la Regione Veneto, prima, e con il Ministero delle Politiche agricole, poi. Il disciplinare non è stato stravolto, sono state apportate piccole ma sostanziali modifiche che hanno tenuto conto delle esigenze sia dei produttori che degli operatori».
«Gli aspetti produttivi - prosegue Boscolo, entrando nei dettagli - riguardano innanzitutto il peso del cespo, che viene fissato tra i 200 e i 600 grammi per entrambe le tipologie, precoce e tardivo; consentendo di proporre un ottimo prodotto adatto alle diverse destinazioni del mercato. L’industria del lavorato, soprattutto quella della IV gamma, richiede un prodotto più grande, più pratico da lavorare e con una migliore resa. C’è poi la densità colturale, finora talvolta soggetta a contenziosi interpretativi con l’organismo di controllo e certificazione, che ora viene portata a 10-14 piante per metro quadro nella tipologia precoce e 8-12 piante per metro quadro nella tipologia tardivo. Si tengono così in conto lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecniche colturali (uso di serre, tunnel, pacciamature, meccanizzazione del trapianto), che comportano la possibilità di modificare i sesti d’impianto della cultura, attuando nelle file coltivate una maggiore variabilità nella densità di piante a metro quadrato, in modo da ottenere pezzature di peso e volume decrescenti all’aumentare del sesto d’impianto, a seconda della destinazione del prodotto.
Infine, viene adeguata la resa produttiva alle variazioni di peso del cespo e della densità colturale introdotte nella revisione del disciplinare, fissando la quantità massima per ettaro in 35 tonnellate in campo, dopo una prima toelettatura da parte del produttore per eliminare le foglie esterne di colore verde o rosso non uniforme. Poi, con la seconda sfogliatura di rifinitura, che viene effettuata nella successiva fase di confezionamento assieme alla selezione dei cespi più idonei, la resa rapportata a ettaro si può ridurre anche fino ad un 30% del peso iniziale. Per questo, la quantità di Radicchio di Chioggia commerciabile col marchio IGP, dopo il passaggio al confezionatore, deve rimanere entro le 28 tonnellate rapportate ad ettaro, chiarendo così che il limite massimo fissato nella versione originaria del disciplinare va riferito al prodotto collocato sul mercato e non a quello raccolto in campo.
Va precisato - sottolinea il presidente - che, in ogni caso, le caratteristiche organolettiche di sapidità e croccantezza peculiari del Radicchio di Chioggia restano invariate, quando non addirittura esaltate con l’applicazione delle densità e sesti d’impianto fissati col nuovo disciplinare, e ciò è dimostrato dalle specifiche prove sperimentali effettuate dall’Università di Padova e prodotte a supporto dell'ipotesi di modifica. Ci sono poi aspetti che interessano peculiarmente la fase di confezionamento e immissione sul mercato: tra questi, il nuovo disciplinare esplicita che il periodo di commercializzazione del Radicchio di Chioggia IGP va dal 1° aprile al 31 agosto, per il precoce, e dal 1° settembre al 31 marzo, per il tardivo. In tal modo viene coperto l’intero arco dell’anno, senza sovrapposizioni di prodotto del precedente raccolto con il nuovo, al momento dell’immissione al consumo.
È un chiaro segnale ed una opportunità per la filiera che potrà così approvvigionare ininterrottamente gli scaffali della distribuzione, fidelizzando il consumatore. Ma la vera novità introdotta per la fase commerciale è l’inclusione delle lavorazioni di IV gamma tra le operazioni di confezionamento. In termini pratici, questo comporta che anche il Radicchio di Chioggia confezionato in buste, tagliato e lavato pronto al consumo, potrà fregiarsi della denominazione Radicchio di Chioggia IGP (senza quindi dover scrivere, ad esempio, “Insalata di”) ed essere ben riconoscibile grazie al logo circolare con lo scudo a fondo bianco e bordatura gialla e all’interno il leone rampante di colore rosso; inoltre potrà affiancare anche il marchio comunitario azzurro con scritta circolare gialla Indicazione Geografica Protetta. Questa inclusione apre notevoli prospettive di mercato, dato che incrementa il servizio abbinato al prodotto, che può essere offerto a consumatori con capacità di spesa medio-alta, disposti ad attribuire un valore monetario all’elemento tempo.
Aspettiamo impazienti la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, che dovrebbe avvenire entro i prossimi mesi - conclude il presidente Boscolo - per poter applicare il nuovo disciplinare già dalle produzioni della prossima primavera. Questo dovrebbe rinfrancare la fiducia dei produttori di radicchio, soprattutto quelli più professionalmente preparati e legati al territorio: dato che resta ferma e consolidata nel disciplinare l’autoproduzione del seme quale caratteristica peculiare per arrivare a produrre Radicchio di Chioggia IGP. Credo sia l’unico modo per differenziarsi nel mercato, evidenziando la forte identità territoriale. Invito quindi gli orticoltori ad attivarsi per la certificazione della produzione e ad entrare nel Consorzio di tutela, che da dieci anni ormai sostiene la promozione del Radicchio di Chioggia IGP. Sia ai produttori che agli operatori chiedo: “Se non ora, quando?”».
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