Domani mattina a Venezia la marineria di Chioggia si unirà a quelle adriatiche per manifestare la propria contrarietà alle misure decise dall'Unione Europea, in materia di riduzione dello sforzo di pesca. Al proposito, il consigliere regionale Marco Dolfin (Lega) ha promosso quale primo firmatario -assieme al capogruppo Giuseppe Pan- una mozione in seno all'aula di palazzo Ferro Fini, per chiedere al governo di negare il prolungamento del fermo biologico di pesca, oltre a respingere le direttive comunitarie in tema di aumento delle giornate di fermo per la pesca a strascico.
«La mozione - spiega Dolfin - impegna la giunta regionale del Veneto ad attivarsi con il governo per farsi portavoce di tale malessere, perché non è aumentando i giorni di fermo che si risolve il problema: serve un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie». Ogni anno il fermo pesca impone, a rotazione per tutte le marinerie italiane, il blocco delle attività dei pescherecci che svolgono pesca a strascico per 30 giorni consecutivi.
L’aumento dei giorni di fermo da parte dell’UE, secondo la Lega, «è l’ennesima scure che rischia di abbattersi sopra uno dei settori chiave dell’economia veneta. C’è infatti il rischio che questa riduzione dei giorni di pesca possa sferrare un colpo letale a moltissime imprese della filiera ittica che generano quotidianamente ricchezza e sviluppo. Solo in Veneto, nel distretto di Rovigo e Chioggia, sono oltre duemila le aziende con quasi un miliardo di euro di fatturato».
L’Adriatico, si legge nella mozione, per quantitativi di pescato rappresenta il bacino più produttivo fra tutti i mari che bagnano le coste italiane: il Veneto, le Marche e l’Emilia‐Romagna e la Puglia sono tra le prime cinque regioni per quanto riguarda l’attività, e messe assieme realizzano quasi il 50% della produzione nazionale. Per la pesca in Alto Adriatico - ricorda la mozione - le attrezzature comunemente usate sono le reti a strascico e le volanti, le draghe idrauliche, le reti da posta e il palangaro, a volte le reti da circuizione.
«La flotta da pesca nazionale - osservano gli esponenti leghisti - si è ulteriormente ridotta nell’ultimo decennio, passando dagli oltre 14mila natanti alle poco più di 12mila imbarcazioni di oggi, facendo registrare una contrazione complessiva pari al 16.5%. Oggi i pescatori imbarcati sono poco più di 25mila (erano circa 30mila dieci anni fa, il 16% in meno), mentre quelli che operano a terra sono oltre centomila, per un totale che si aggira attorno ai 125mila lavoratori».
Il settore registra anche una riduzione delle catture, al ritmo del 2% annuo, un calo costante dei redditi ed un’incidenza dei costi di produzione per alcuni tipi di pesca, come quella a strascico, fino al 60%. L’alto Adriatico, ricorda la mozione, con 6984 imprese dedite alla pesca, all’acquacoltura e al relativo indotto, rappresenta il 28.3% delle imprese nazionali. Gli occupati sono 14mila 212 unità, il 22% della quota nazionale (dati Infocamere, 2018). Secondo varie stime, il Veneto detiene il 7% di tutti i posti di lavoro collegati alla pesca e all'acquacoltura in Italia.
«La pesca era già indebolita dal periodo di pesante crisi dovuto all’epidemia da Covid-19 – affermano i consiglieri - e il malessere delle marinerie è oggi a livelli massimi. Le cooperative, le imprese, i lavoratori si trovano ora a far i conti con nuovi ostacoli, spesso incomprensibili, con minor possibilità di lavorare». I mercati ittici attivi in Veneto si trovano a Caorle, Chioggia, Pila, Porto Viro, Scardovari e Venezia, dove è possibile trovare prodotti di provenienza nazionale ed estera, con un fatturato annuo di diversi milioni di euro che li proietta ai primissimi posti a livello nazionale.
«Questa nuova riduzione dei giorni - sostengono Dolfin e Pan - non è una risposta adeguata alla tutela dell’ambiente marino, e l’aumento dei giorni di stop per lo strascico porterebbe l’attività di pesca sotto la soglia di sostenibilità economica. Le imprese che pescano a strascico in questo modo non hanno la possibilità di sostenere i bilanci né l’occupazione. È necessario quindi rivedere urgentemente gli obblighi per le marinerie. Anche l’assessore regionale Corazzari ha evidenziato l’importanza del processo di pianificazione strategica dello spazio marittimo, con importanti riflessi sia per la tutela dell'ecosistema marino sia per il mantenimento e lo sviluppo delle attività economiche che vi si svolgono». La mozione conclude manifestando solidarietà alla flotta peschereccia e confidando nella buona riuscita della protesta veneziana.
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