Le immagini riprese dalle circa venti telecamere installate lungo il Lusenzo dal lato di Borgo San Giovanni non sono utilizzabili ai fini della sicurezza urbana. Lo ha detto ieri pomeriggio il comandante della polizia locale Michele Tiozzo, intervenuto alla seduta della IV commissione consiliare chiesta per fermare le intemperanze di non pochi giovinastri lungo ambo le rive della laguna interna: come ha specificato in seguito l'ingegner Lucio Napetti del settore lavori pubblici, non è stata ancora connessa la fibra che dal percorso ciclopedonale le collega direttamente all'insula di Chioggia, agli uffici della polizia locale e alle altre forze dell'ordine.
Quindi, al momento, pur funzionando non possono produrre elementi di prova giuridicamente ammessi. Ma la situazione è destinata a cambiare nel giro di poco tempo, assicurano dirigenti e funzionari comunali: il piano approvato nel 2007, con il monitoraggio di tutto l'anello, andrà a compimento dopo che verrà completata l'installazione dei dispositivi di videosorveglianza anche lungo la riva Vena (in specie verso i ponti meridionali) dove analoghi episodi sono stati più volte segnalati. Lo stesso sindaco Alessandro Ferro conferma che all'inizio del 2020 l'operazione dovrebbe essere conclusa, e comprendere anche il perimetro dell'isola dell'Unione.
Alla sessione di ieri, chiesta dalle opposizioni, ha partecipato anche una dozzina di residenti che abitano il Lusenzo dal lato di Sottomarina: Rossano Tiozzo, che vive là da vent'anni, parla di «tanto consumo di droghe e alcool, gare di scooter e bici elettriche, musica sparata dalle casse» da parte di «piccoli greggi di pecore sparse, saranno 50 persone in tutto» che peraltro hanno pure danneggiato i marmi d'Istria della riva, gettandoli in acqua. Sono le telecamere l'unica risposta a un tema che Chioggia Azzurra ha sollevato più volte? Certo che no, afferma Michele Tiozzo con lungimiranza degna di un politico della miglior specie: «Militarizzare non è la soluzione. In riva Vena ad esempio i malviventi hanno prosperato da quando gli operatori sani hanno lasciato i negozi. Anche nel Lusenzo la soluzione potrebbe essere introdurre locali e imprese rivolte a persone di tutte le età, magari ambulanti con dehors, e pensate anche per l'arrivo in barca. Dove c'è luce c'è controllo, la città si rende sicura con le lampadine».
Ma questo pensiero assai condivisibile si scontra con la realtà dei fatti: Daniele Boscolo Lisetto ha ottenuto una licenza nel 2012 per instaurare appunto una propria attività d'impresa, ma - sono le sue parole - «l'ufficio commercio e l'edilizia privata non hanno "lavorato" assieme, dandomi la possibilità di aprire un locale previa presentazione di un progetto».
Nell'attesa che un nuovo piano delle licenze faccia diventare realtà la legittima aspirazione del signor Lisetto e di chissà quanti altri, magari prendendo in considerazione il progetto di parco galleggiante e strutture ricettive formulato dagli architetti di NAOS, l'opzione repressiva non resta comunque l'unica in campo: i consiglieri ieri hanno discusso di ostacoli fisici quali dissuasori all'uso di scooter -specie dietro l'isola dell'Unione- che però il primo cittadino ha bocciato, nonostante le aperture del comandante Tiozzo. Il quale comunque chiosa: «I dati dicono che il tasso di criminalità in città è inferiore a quello registrato nel Veneto e alla media nazionale».
Però è pur vero che episodi spiacevoli sono accaduti e continuano ad accadere: le scorribande di adolescenti in diversi luoghi della riva ne minano la vocazione pedonale e ciclabile, destinata al fitness. Sono soprattutto le donne e le ragazze a rischiare di essere prese di mira da assembramenti numerosi, che poi lasciano "ovviamente" cartacce e bottiglie per terra: «Sono stati presentati due esposti già nel 2017 e nel 2018 - dice Marcellina Segantin, consigliera di ChioggiaViva - anche per i lampioni divelti, per le tavole del pontile dissestate. Residenti e passanti cominciano ad avere paura anche perché è difficile cogliere queste compagnie sul fatto». E se Barbara Penzo suggerisce di fare come a Mestre, dove l'apertura dell'ostello Anda e la successiva aggregazione positiva ha eliminato le malversazioni attorno a parco Bainsizza, la maggioranza ricorda le opere pubbliche realizzate nella zona e riconsegnate alla città: non ultima la pista rosa, sistemata con impianti per calcetto e basket, e chiusa la sera da un doppio cancello.
Dai banchi del M5S, Elisa Busetto -che fa appello a un senso civico sempre più carente- suggerisce una retata interforze anche immediata, con effetto dimostrativo, e ricorda un ricorso avvenuto dopo che i genitori di un ragazzo avevano contestato le immagini riprese dalle telecamere. Secondo Ilaria Lunardi sono possibili operazioni di agenti in borghese, di modo da non essere immediatamente riconoscibili dai minori ed evitare la loro fuga: «Non hanno paura di niente, se ne fregano e rispondono, anche di notte». Ma il comandante Tiozzo gela l'ipotesi: «Oltre a essere notoriamente sotto organico, la Polizia Locale è coordinata in queste azioni dal Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Ma se il fenomeno non è considerato una priorità, è difficile spendere i propri uomini in questo modo». La sintesi spetta al sindaco, che in chiusura di seduta incoraggia i cittadini presenti a registrare video e girarli alle forze dell'ordine, monitorando orari, frequenze, giri: «Formalizzate le denunce, non scoraggiatevi». La passeggiata del Lusenzo, ricostruita negli anni Novanta, ha resistito meglio di altre opere al passaggio del tempo, grazie ai materiali e alla fattura e nonostante l'afflusso molto alto di persone al giorno: sopravviverà anche alla generazione trap?
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