POLITOPOLI CHIOGGIA,non l'abbiamo aperta per avere un'accezione negativa...come potrebbe essere confusa con tanti neologismi simili. Vogliamo dedicare questo spazio ai fatti della politica locale.
l'ex consigliere comunale Andrea Voltolina, coordinatore del comitato
Si è costituito il 16 agosto il comitato "Noi diciamo SÌ! Chioggia", organizzazione a sostegno delle ragioni del sì al referendum costituzionale del prossimo autunno.
Tra i fondatori Andrea Voltolina (coordinatore del comitato), Federico Resler, Valentina Agatea, Tiziano Boscolo Chielon, Umberto Iazzetta, Nicola Albertini, Franco Canella e Fabrizio Tiengo.
«Il comitato -affermano i promotori dell'iniziativa- si prefigge lo scopo di informare correttamente la cittadinanza chioggiotta sulla riforma costituzionale varata dal governo».
Una riforma -proseguono i soci fondatori- che «renderà l'Italia una democrazia più semplice con la fine del bicameralismo paritario e tempi certi per l'approvazione delle leggi, più sobria con il taglio di poltrone e stipendi sia nelle istituzioni nazionali che regionali, più stabile con maggiori poteri al governo e con un ruolo di controllo delle opposizioni».
In questi mesi, in vista del referendum, i promotori si impegneranno in una serie di attività, dal volantinaggio alle iniziative pubbliche, per sensibilizzare i cittadini sulle ragioni del sì.
«Il comitato -concludono i promotori- è aperto al contributo di tutte le persone che, a prescindere dalla loro sensibilità politica e culturale, credono che questa riforma e la vittoria del sì al referendum possano trasformare profondamente e in meglio il nostro Paese e la nostra politica».
Per informazioni e adesioni è possibile scrivere una mail all'indirizzo comitato.noidiciamosi@gmail.com
Bagarre ieri pomeriggio nella riunione della commissione consiliare richiesta dai gruppi PD e Forza Italia per conoscere lo stato dei lavori riguardo il discusso deposito gpl in Val da Rio e le pratiche poste in essere per fermarne la realizzazione, compresi gli esiti della riunione avuta dalla delegazione comunale (e del M5S) al ministero per le infrastrutture. La costruzione intanto corre veloce, e molto lascia intendere che non sarà di certo agevole fermarne il perfezionamento.
Barbara Penzo del PD denuncia un iter poco limpido nel passaggio da “bunkeraggio” a deposito allargato, lanciando ombre sulla precedente amministrazione («responsabilità indubbie») e sul mancato ricorso al Tar. Dal canto suo il collega di gruppo Jonatan Montanariello ha affermato che «la città si è quasi abituata alla costruzione del deposito, nessuno lo vuole ma tra sei mesi sarà effettivo. Il progettista arch. Cuppoletti, quando è venuto in commissione nel 2015, non ha convinto nessuno di noi consiglieri. Questo deposito è il tema più caro alla città». Quindi l'invito all'amministrazione stellata: «La giunta non ha la bacchetta magica, è stata votata per risolvere i problemi anche precedenti, noi le offriamo aiuto. Aspettiamo solo idee chiare, dopo che ne è stato fatto un cavallo di battaglia in campagna elettorale. Sposeremo qualsiasi idea capace di fermarlo».
Sempre dai banchi dell'opposizione, Beniamino Boscolo di FI chiede: «Cosa prevede l'iter ora? Le consulenze di servizi hanno consentito il prosieguo dei lavori. Ce ne saranno altre? Sono stati rilasciati nulla osta dai vari enti preposti: quali ancora mancano? Se ne mancano ancora, fin dove riusciamo a intervenire con la lente d'ingrandimento affinché non siano rilasciati?». Indi elenca alcune delle conseguenze probabili, ove l'impianto venisse portato a termine: «Il porto viene messo in croce senza sviluppo, alcune aziende dovranno allontanarsi, non saranno possibili insediamenti, due navi gasiere al mese interromperanno il traffico acqueo, le crociere al vicinissimo terminal passeggeri non godranno di un bel biglietto da visita». Rischi confermati dall'ing.Lucio Napetti, facente funzioni del dirigente lavori pubblici, che è intervenuto di concerto all'assessore Marco Bielo.
«Lo stato di avanzamento dei lavori non è molto diverso da trenta giorni fa», risponde l'assessore alle interrogazioni. Si nota solo una «risagomatura della montagna di terra, opera provvisionale e propedeutica alla posa dei serbatoi», continua Napetti. Entrambi fanno luce sugli elementi di criticità finora emersi: ad esempio un nulla osta della Capitaneria di Porto, rivolta alla conferenza dei servizi. «L'aumento della quantità di deposito trasformerebbe di fatto il porto da commerciale a petrolifero, una variante soggetta a parere ulteriore del ministero dei trasporti», precisa Napetti. «La Capitaneria non ha espresso in materia alcun parere, adducendo che servirebbe una variante al piano regolatore portuale vigente». Inoltre «il posizionare l'uscita in quel punto contrasta con le previsioni planimetriche che abbiamo rispetto alla viabilità portuale, ma è una questione marginale». L'assessore Bielo conferma che alla conferenza dei servizi 2015 il Comune di Chioggia non si è presentato.
Ulteriori argomentazioni sono state portate da Marco Veronese, vicesindaco e assessore all'ambiente, presente all'incontro romano: «L'iter ministeriale non prevede nuove conferenze di servizi in materia. Ma apriremo un tavolo congiunto con tutti gli enti coinvolti. I Vigili del Fuoco hanno dato nulla osta di fattibilità, ribadito in sede regionale. Occorre fare chiarezza sul piano di sicurezza delle navi gasiere, anche via mare. A Roma siamo stati due ore per incontrare il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, mai coinvolto prima: non hanno ancora rilasciato il parere da noi richiesto». Poi Veronese rincara la dose con le valutazioni politiche: «Come mai prima del 2015 non fu chiesto parere alla Commissione di Salvaguardia, dal momento che il progetto ha origini anteriori? Il ricorso è stato presentato a gennaio 2016, il Comune si doveva svegliare prima e lo ha detto anche il ministero. Anzi, nessuno in amministrazione ha passato il progetto all'ufficio ambiente per chiedere delucidazioni, dopo che è stato affisso per 45 giorni all'albo pretorio.
Sebbene il deposito entrasse nel piano energetico nazionale, non sono mai stati consultati i cittadini riguardo la loro volontà di installazione del suddetto». In una nota odierna, Veronese annuncia una raccolta di firme dei residenti in Tombola e ai Saloni -estesa a tutta la cittadinanza- contraria alla realizzazione del deposito: «Non vogliamo una bomba nella nostra bellissima città»
In commissione gli ha fatto eco il consigliere “grillino” Daniele Padoan: «Le attuali opposizioni si vogliono discolpare dalle proprie responsabilità quando amministravano, spostando l'attenzione sul M5S che verrà accusato di non aver fermato il deposito. Ma non ci stiamo a fare da parafulmine: ci stiamo già muovendo, ma l'autorizzazione c'è e i lavori stanno proseguendo. Siamo l'unica forza politica da sempre contraria all'impianto, vedi gli esposti di Gilberto Boscolo alla Procura della Repubblica e l'interrogazione di Erika Baldin in consiglio regionale, oltre che in Parlamento».
Anche l'ex sindaco Giuseppe Casson risponde attraverso una nota: «La procedura utilizzata a Roma porta alla formalizzazione di un'autorizzazione unica, che dovrebbe ricomprendere, in quanto tale, tutti gli aspetti della vicenda, nessuno escluso. In verità, la procedura si è conclusa senza che venissero in alcun modo affrontate, come confermato ieri dal dott. Paolo Spagna, le questioni legate alla sicurezza per la navigazione e la popolazione; inoltre, non risulta, ad oggi, che sia stata richiesta dalla società la concessione della banchina nella quale dovrebbero attraccare le navi gasiere. Allo stato attuale, quindi, l'autorizzazione ha ad oggetto la sola realizzazione dell'impianto: nulla, invece, che legittimi la messa in funzione e l'esercizio dell'impianto stesso. Perché ciò sia possibile, si rende necessario, come peraltro imposto dall'allora Provincia di Venezia e dalla stessa Capitaneria di Porto, che venga approvata una variante al piano regolatore del porto, tale da mutare la destinazione del medesimo da commerciale a industriale/petrolifero. Tale procedura richiede la necessaria e obbligatoria formalizzazione di un parere da parte del Consiglio Superiore dei LLPP, sinora mai interpellato. E quel parere non potrà mai essere positivo per la chiara ed inequivocabile disciplina di cui alla legge speciale per Venezia e Chioggia, che impone l'estromissione del traffico di petroli e suoi derivati (gpl) dalla laguna quale concreto obiettivo di salvaguardia». Casson ricorda che il ricorso al Presidente della Repubblica è ancora pendente e si dice certo di un esito favorevole alla città.
Soddisfatti che l'Assessore abbia raccolto il suggerimento di Forza Italia di aderire al Bando per lavori pubblici, e ancor più soddisfatti del trasferimento della polizia locale e di alcuni altri servizi all'ex Tribunale (punto del nostro programma) grazie a questo finanziamento. Forza Italia si aspetto un'assunzione di responsabilità da parte di tutta l'Amministrazione a non perdere neanche un euro dei finanziamenti a tutti i livelli. Infatti, la Regione Veneto ha pubblicato un altro bando di finanziamento che scade l’8 agosto per interventi sulla mobilità comunale. Chioggia se partecipa può ottenere nella misura massima dell’50% della spesa prevista fino ad un massimo di 200 mila euro di intervento. Solo per fare qualche esempio:
- Questa è un opportunità da non lasciarsi sfuggire visto che sono finanziabili “interventi a favore della sicurezza stradale tesi alla soluzione di situazioni di riconosciuta criticità in corrispondenza ad intersezioni a raso in area extraurbana“: le note lamentele della comunità della frazione di Valli riguardo il semaforo “intelligente” messo fuori uso a dopo l’incidente di inizio luglio che ha causato la rottura del pulsante di attivazione a chiamata per l’attraversamento pedonale, dovrebbe far attivare l’Amministrazione Comunale in tal senso.
- Oppure, viste le numerose richieste di residenti, commercianti e di conducenti di autovetture incolonnati, relativamente la situazione drammatica causata dalla chiusura dei varchi in Viale Mediterraneo, dovrebbero far suonare un campanellino d’allarme all’Amministrazione Comunale per la creazione di rotonda in Viale Mediterraneo/Via G. Da Verrazzano, dato che il bando prevede “interventi finalizzati alla sicurezza stradale con l’adozione di tecniche di moderazione del traffico, in area urbana o suburbana“
- O, ancora, alla voce “interventi per l’attivazione di segnaletica a messaggio variabile e per l’informazione all’utenza” permette all’Amministrazione Comunale di sistemare i pannelli luminosi gestiti da SST (a Borgo San Giovanni vicino alla Pam, a Sottomarina in piazza Aldo e Dino Ballarin, in lungomare davanti all’Astoria, a Ridotto Madonna e a Isola Verde in via delle Nazioni Unite) , fuori uso da tempo.
Forza Italia attende una pronta risposta dall'Amministrazione Comunale, settore Lavori Pubblici, all'impegno come partito di segnalare sempre “cose buone” per la Città. Cogliere opportunità di finanziamento, per il Comune di Chioggia, diventa vitale per un giusto decoro della Città e una giusta dignità per i nostri cittadini.
Nel mese di luglio, è stata costituita a Chioggia, l’associazione, senza scopo di lucro, denominata Comitato per il no “Chioggia-Sottomarina”. Tra i soci fondatori hanno aderito all’iniziativa il coordinatore e il vice coordinatore di Forza Italia Chioggia, Vincenzo Boscolo e Serena De Perini, il presidente del Club Forza Silvio “Chioggia-Sottomarina”, Alfredo Nordio, il delegato provinciale di Forza Italia, Emiliano Boscolo e il Consigliere Comunale di Forza Italia, Beniamino Boscolo, nominato presidente.
L’Associazione si propone di favorire e promuovere il dibattito sulla riforma costituzionale promossa nella XVII legislatura e per denunciarne l’illegittimità e l’inadeguatezza sotto il profilo tecnico/ politico, in quanto colpisce irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale. Quindi, divulgare quali sono le ragioni del “no” nell’ambito della prossima consultazione referendaria, convocata ad ottobre.
Il Comitato per il no “Chioggia-Sottomarina” è affiliato, quindi, al comitato omologo nazionale che coordina e fornisce informazioni sulla riforma costituzionale c.d. Renzi-Boschi della seconda parte della Costituzione” ed è disciplinato da uno Statuto e Regolamento interno all’organizzazione.
“Questo comitato è aperto” – afferma il presidente Beniamino Boscolo - “a tutti coloro che vogliono partecipare, innanzitutto, per informarsi e per documentarsi su quelli che saranno i temi del prossimo referendum e per capire quali sono le ragioni del nostro no a questa riforma. Oltre a diffondere materiale informativo, da settembre sarà organizzato un ciclo di incontri formativi.”
Il presidente
Molti si chiedevano, all'indomani della vittoria elettorale del M5S a Chioggia, quale ruolo avrebbe ricoperto Gilberto Boscolo, tra i fondatori del MoVimento a Chioggia e consigliere comunale nell'ultima legislatura. Chi prevedeva una carica da assessore, chi fantasticava proiettandolo al Parlamento tra due anni. Niente di tutto questo, almeno per ora: il 35enne esponente stellato è stato nominato segretario particolare del sindaco Alessandro Ferro, con una determina in data di ieri, nel giro di un giorno dal decreto di individuazione. In presenza della copertura finanziaria, il provvedimento ha ricevuto il visto di regolarità contabile da parte del ragioniere generale Mario Veronese.
La posizione -tecnicamente "istruttore amministrativo, categoria C, posizione economica C1"- si configura come contratto a tempo determinato per le esigenze dell'ufficio gabinetto del sindaco, attraverso individuazione diretta e personale, secondo l'art.108 del regolamento comunale vigente, che prevede la possibilità di istituire uffici posti alle dirette dipendenze degli organi politici, cui possono essere preposti collaboratori assunti con durata non superiore a quella residuale del mandato del sindaco in carica.
Gilberto Boscolo andrà a percepire 12.700 euro per i cinque mesi e mezzo rimanenti nel 2016, che andranno a regime nei prossimi anni, salendo a 23.860 euro ogni dodici mesi. Ai quali andranno aggiunti gli oneri previdenziali (4mila euro fino a fine anno, 7300 euro in seguito) e il saldo Irap per il personale a tempo determinato.
Per questa posizione, finora, alcuni sindaci succedutisi allo scranno più alto del palazzo municipale si sono avvalsi di risorse interne, ovvero di dipendenti comunali il cui contratto preesisteva al mandato politico pro tempore, altri invece avevano provveduto ad assunzioni dall'esterno. Quindi Ferro opera in tal senso precisamente come questi ultimi suoi predecessori: tale circostanza stride con la volontà, più volte sbandierata in campagna elettorale, di non addivenire a consulenze pagate per ricoprire ruoli pubblici, essendo già sufficienti appunto le risorse interne, da valorizzare e rimotivare.
A poche ore dalla nomina della giunta, le scelte di Alessandro Ferro e del MoVimento 5 Stelle di Chioggia fanno già discutere. Suscita scalpore la notizia che la neoassessora al sociale, all'istruzione e alla cultura Patrizia Trapella, di mestiere avvocata, sia stata legata sentimentalmente e abbia sposato un cittadino serbo-bosniaco, di nome Goran Jelisić, definito "l'Adolf Hitler serbo" e condannato dal tribunale dell'Aja a 40 anni (poi ridotti a 30) per sedici capi d'imputazione, tra cui omicidio, saccheggi e crimini di guerra. Trapella era il suo legale, e -come riporta un articolo del Resto del Carlino datato 2009- aveva chiesto per Jelisić la revisione della sentenza, che però non è arrivata. Il rapporto tra i due si è interrotto dopo qualche tempo, ma nel suo perdurare l'avvocato Trapella definì il suo assistito «un dono di Dio», facendosi tatuare il nome indelebile sull'avambraccio, così come il serbo si fece incidere le lettere che compongono il nome Patrizia. La Corte però non ha creduto alla buona fede della sua istanza di revisione del processo. Magari questa vicenda non costituisce requisito sufficiente all'abbandono della carica, ma non si può negare che crei qualche imbarazzo in seno ai Cinque Stelle: a spegnere l'incendio ci penserà il vicesindaco Marco Veronese, di professione vigile del fuoco?
Non c'è solo questo incidente storico, ad agitare la prima uscita esterna della nuova amministrazione. Lo Statuto comunale approvato nella precedente legislatura, all'articolo 5 comma 2d, dice che il Comune deve "attuare specifiche azioni positive volte ad evitare le discriminazioni a carico delle donne, e promuovere altresì la rappresentanza di genere del 50% di entrambi i sessi nella Giunta e negli organi collegiali, nonché negli enti, aziende ed istituzioni indipendenti". La disposizione venne promulgata su impulso dell'allora assessora alle pari opportunità, Silvia Vianello.
Ora, con le nomine degli assessori Boscolo Bielo, Stecco e Veronese, e delle assessore Trapella e D'Este, anche a non considerare la presenza del sindaco Alessandro Ferro il rapporto è di 60% per i maschi, 40% per le femmine. Se si include nella giunta anche il primo cittadino, il rapporto diventa di 66% a 33%, ovvero due terzi: ben lontano dalla parità invocata dallo Statuto. Per quanto il verbo "promuovere" dia labili certezze, c'è un solo modo per equilibrare la situazione: nominare un'altra assessora donna, ripartendo così le deleghe in modo da dividerle fra sei assessori anziché cinque, con minori incombenze per ciascuno. Ferro seguirà questo input?
Atmosfera da fine dell'impero romano in calle Padovani, storica sede che fu del PCI e poi del PDS prima di venire ereditata dal PD. Le elezioni perdute lo scorso 5 giugno, pur nel risultato accettabile -in fase di ricostruzione- della candidata sindaca Barbara Penzo, hanno scoperchiato il vaso di Pandora di tensioni acuite nel tempo: tra gli stracci che volano, a scricchiolare è il sistema di potere imperniato per molti anni attorno alla figura di Lucio Tiozzo.
In un clima di antipolitica dilagante, che rende difficile scamparla contro il MoVimento 5 Stelle, intanto si sono dimessi i segretari territoriali dei democratici: ancora prima del ballottaggio, Antonio Duse ha rimesso il proprio mandato relativo al circolo di Sottomarina («atto dovuto, l'intento è inserire persone nuove, e ne abbiamo»). Sul tavolo stanno anche le dimissioni di Valentina Agatea, segretaria uscente del circolo di Chioggia, e soprattutto del segretario dell'unione comunale, il giovane Federico Resler: dimissioni non ancora rientrate, nonostante gli inviti al ritiro, in attesa della riunione metropolitana di stasera in cui si discuterà anche del caso Chioggia.
Dal 5 giugno a oggi si sono susseguite diverse riunioni, alcune delle quali sospese: testimoni parlano di toni pesanti da una parte e dall'altra, in cui il livello della polemica con Tiozzo e la vecchia guardia ha investito la gestione degli ultimi dieci anni, dalla sconfitta contro Romano Tiozzo alla scelta dell'alleanza con l'Udc nel nome di Giuseppe Casson, dal mancato siluramento del sindaco dopo l'affaire Vianello alla defenestrazione del PD dalla guida della città nel gennaio 2015, fino alle elezioni regionali dello scorso anno con la sconfitta di Mauro Mantovan e alla recente delusione delle amministrative, con il partito che porta a casa solo il seggio di Jonatan Montanariello -tra i bocciati celebri, Daniel Tiozzo, nipote di Lucio e già presidente del consiglio comunale- oltre a quello attribuito di diritto alla candidata sindaca Penzo.
Quello che emerge, forse per la prima volta in maniera compiuta e articolata, è che c'è un gruppo di persone non più disposte a continuare su questa linea: se Lucio Tiozzo ritiene senza mezzi termini che la fronda sia agitata proprio dalla segretaria Agatea, il gruppo che ha avanzato le proprie rimostranze ribatte che l'esperto politico clodiense non sia più lucido come quando amministrava, e che il ritorno alla politica politicante ne abbia rivelato i limiti fino a far cadere il palco. Il tutto sommato a gregari ritenuti non all'altezza, mentre chi ostenta mani libere senza debiti di gratitudine viene messo in un angolo.
Certo è che i “dissidenti” non intendono abbandonare il PD, come invece avevano fatto prima del voto esponenti di primo piano quali Silvia Vianello, Domenico Zanni e Romina Compini. C'è attesa anche per conoscere la posizione di Barbara Penzo, che finora non si è esposta in attacchi alla gerenza storica cui in qualche modo è considerata legata, mentre più “libero” viene ritenuto l'altro consigliere Montanariello.
Che la situazione sia molto movimentata e fluida non lo nega nessuno, tra serate difficili e forze nuove che incombono a reclamare spazio, nonostante il rischio di dividersi in fazioni balcaniche come la Jugoslavia dopo la morte di Tito. La maretta non è un segreto -pare ci siano state addirittura minacce di passare alle vie di fatto tra l'ex consigliere regionale ed Elso Resler, egli pure di estrazione socialista e con un passato in Regione- anche se ancora non sono uscite prese di posizione ufficiali, nell'arduo tentativo di salvaguardare gli equilibri interni, secondo la più classica delle tradizioni a sinistra: «Vediamo come va a finire», è il commento sconsolato dei più, mentre si cercano gli ultimi capri espiatori.
"C'eravamo tanto amati"...