Tanto tuonò che piovve. Ce lo si aspettava da tempo, l'addio di Maria Chiara Boccato al Movimento 5 Stelle e al suo gruppo consiliare di maggioranza a Chioggia, ma è arrivato "solo" ieri dopo mesi, forse anni di distanze dal gruppo di vertice. Eppure, nel breve periodo, la nomina a presidente della VI commissione aveva fatto pensare a un riavvicinamento: invece ieri le scarne righe protocollate, nelle quali Boccato motiva la decisione con il non aver condiviso alcune scelte politiche, con il disaccordo rispetto all'atteggiamento tenuto in consiglio dai colleghi, con «la diffidenza di questi ultimi verso i dipendenti comunali» e infine con la delusione quanto all'indifferenza dei ministri del M5S verso la realtà clodiense. Solo gocce che hanno fatto traboccare un vaso ben colmo da tempo, e che si era riempito ogni qual volta la 31enne dipendente di Veritas veniva estromessa dalle comunicazioni interne, denunciando una sorta di "mobbing" fino al giallo della sua sospensione per un anno, sancita nell'estate 2017 dai probiviri.
Dalla prossima seduta, quindi, la consigliera dissidente si costituirà in gruppo misto: una... Boccato d'ossigeno nei numeri per le opposizioni, dopo che altre volte durante la consiliatura Chiara aveva presentato mozioni assieme a Barbara Penzo del PD o a Beniamino Boscolo di Forza Italia. Di certo la fuoriuscita non pensa lontanamente a dimettersi dal ruolo, come chiede il suo ex capogruppo Paolo Bonfà: «Se è realmente fedele agli ideali e alle linee politiche con cui si è presentata ai cittadini e si è fatta eleggere - si legge in una nota del capogruppo M5S - Boccato dovrebbe dimettersi, uscire dal consiglio comunale e farsi rieleggere alle prossime amministrative senza il simbolo del Movimento. Nessuno di noi sarebbe stato eletto senza il simbolo del movimento, è una questione di onestà intellettuale. Per noi tuttavia non è una perdita drammatica, in quanto la consigliera Boccato non ha mai collaborato con il resto del gruppo sin da quando è stata eletta, ma piuttosto era un problema da gestire vista la sua vicinanza con il gruppo di minoranza».
In questo braccio di ferro per il seggio in consiglio non va dimenticato il dato politico: Maria Chiara Boccato è stata una "grillina" della prima ora, pasionaria e aderente ai meet-up già prima degli anni Dieci, unica superstite -con la consigliera regionale Erika Baldin- del gruppo che allestì nel 2011 la lista del M5S a sostegno della candidatura a sindaco di Gilberto Boscolo (7.35% alla lista). Non una defezione qualsiasi, quindi, assieme ad altri che da tempo hanno lasciato il Movimento quasi a certificarne una svolta antropologica rispetto ai presupposti di partenza. A Chioggia Azzurra, Boccato spara a zero: «Bonfà si sarebbe già dovuto dimettere da capogruppo, visto che per le regole del Movimento la carica è a rotazione. Invece di sei mesi è là da oltre due anni. Gli ricordo anche che il M5S è andato al ballottaggio per 368 voti, e che io ho preso 149 voti di preferenza personale, le persone sono più importanti del simbolo che rappresentano».
L'ormai ex esponente del Movimento 5 Stelle ne ha anche per chi è arrivato dopo: «Dov'era la maggior parte dei consiglieri eletti, prima dell'aprile 2016, sindaco compreso? Se credevano tanto nel Movimento, dov'erano Bonfà, Padoan, Ferro quando si trattava di fare campagna per gli altri dal 2008 ad oggi?». La defezione di Maria Chiara Boccato segue di pochi giorni quella della consigliera regionale polesana Patrizia Bartelle, che aveva partecipato anche a qualche iniziativa organizzata da coloro che sempre meno sopportano l'abbraccio con la Lega: alla fine di ottobre era stata la stessa Boccato a contestare pubblicamente Davide Casaleggio a Ravenna, in specie per la dismissione del principio uno-vale-uno. E ora il suo futuro politico è tutto da costruire.
Comunque la si veda, la vicenda rappresenta una gatta da pelare per il gruppo di maggioranza in consiglio, che si mostra tutt'altro che granitico: con motivazioni diverse, nei mesi hanno lasciato prima Luciano Passarella poi Nicola Salvagno, per non parlare di mezza giunta rimpiazzata (prima Marco Bielo, poi Patrizia Trapella e Angela d'Este). C'è chi è pronto a giurare che la fronda interna potrebbe vedere ulteriori abbandoni: i primi scricchiolii si sono potuti intravedere mercoledì in consiglio, quando in tre dai banchi della maggioranza si sono astenuti al momento del voto sull'ordine del giorno relativo alla TARI. E la lista da cui attingere in caso di nuovi forfait è drammaticamente sottile, contando su soli due altri candidati non eletti nel 2016.
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