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venerdì 24 gennaio 2020
DARSENA SAN FELICE, DOPO L'ASSOLUZIONE DALLA CORTE DEI CONTI GUARNIERI PASSA ALL'INCASSO: «ECCO I NOMI DEI RESPONSABILI, IL COMUNE SI RIVALGA»
Caso darsena San Felice, Guarnieri incassa l'assoluzione e rilancia per vedersi riconosciuto l'onore personale e politico. Questa mattina l'ex sindaco di Chioggia e il suo legale, l'avvocato Massimo Carlin di Portogruaro, hanno tenuto una conferenza stampa nei locali del Granso Stanco a Sottomarina per fare il punto della situazione dopo il proscioglimento del primo da parte della Corte dei Conti, avvenuto a fine 2019. «Questa sentenza - ha detto l'avvocato Carlin - è stata una grande soddisfazione professionale, anche perché otto anni fa non era scontata: solitamente in questi casi la Corte procede per sequestri, blocchi di stipendi e beni personali. La decisione sposta invece di qualche grado la lettura politica chioggiotta degli ultimi 20 anni».
Dal canto suo Guarnieri ricorda il rapporto collaborativo che a un certo punto è subentrato con i gerenti della darsena: «Noi dell'amministrazione - ricorda l'ex sindaco - non eravamo contro la sua realizzazione, ma contrastavamo solo il piano per come ci era stato presentato all'inizio, con l'occupazione del murazzo e l'introduzione di cemento in laguna». Tanto che le parti sono state consorti in Tribunale contro un rilievo fatto dal Ministero dell'Ambiente, e assieme addivennero alla firma di un accordo di transazione il 10 settembre 2001 -esposto dallo stesso Guarnieri durante la conferenza- allo scopo di estinguere la causa pendente e non ricorrere oltre in giudizio.
Nel patto stava l'approvazione del piano particolareggiato, concretizzata poi dal commissario ad acta chiesto alla Regione Veneto dalla società che ha costruito la darsena, dal momento che l'amministrazione pubblica -a quel tempo passata al sindaco Romano Tiozzo- non stava procedendo a dar seguito all'accordo: «Non si trattava di un organo esterno all'ente - rileva l'avvocato Carlin - bensì di un organo straordinario del Comune, che ha operato per conto di esso».
Il problema sta nel fatto che questa transazione non era stata depositata in giudizio, e solo l'esposto di Guarnieri ha messo la questione sotto una luce differente: «All'inizio del 2009 - racconta l'avvocato Carlin - il Consiglio di Stato emise un avviso di perenzione della causa, ovvero chiese agli avvocati se i rispettivi clienti avessero intenzione di proseguirla. E valeva il silenzio-assenso». I legali della darsena (contravvenendo all'accordo siglato mesi prima) risposero che questo interesse c'era ancora, così venne fissata l'udienza del Consiglio di Stato che diede ragione al Porto San Felice, obbligando il Comune al risarcimento dei danni per la perdita di un contributo, che l'amministrazione Casson fissò in un milione e 900mila euro, poi effettivamente versato.
Si chiede ora Guarnieri: perché non è stato fatto valere l'accordo stragiudiziale? «Il soggetto leso sono io - ribatte l'ex primo cittadino - sia dal punto di vista politico, che di uomo pubblico. Per questo voglio essere ristorato pubblicamente ed economicamente. Ho inviato una lettera all'amministrazione comunale, che ha subìto un danno grave e ingiusto, per farle recuperare ciò che ha dovuto cedere in maniera distorta». Si tratta di quasi due milioni che, in anni di patto di stabilità e blocco delle uscite, avrebbero fatto comodo al Comune: «Lo stesso Romano Tiozzo - aggiunge Guarnieri - affermò falsamente di aver dovuto alzare le tasse per via di un esborso che nemmeno ha poi effettuato, avendolo pagato la giunta Casson». Ma dal Comune di oggi, nessuna risposta a questa lettera.
Infine, Fortunato Guarnieri mette sul banco dei responsabili l'allora avvocato del Comune, Giorgio Orsoni (in seguito anche sindaco di Venezia), che pareva non essere al corrente dell'accordo di transazione, e anche il difensore della controparte, che nel 2009 ha firmato la ripresa del ricorso al Consiglio di Stato -già esperito nel 2001- contravvenendo così all'accordo tra le parti.
Dal canto suo Guarnieri ricorda il rapporto collaborativo che a un certo punto è subentrato con i gerenti della darsena: «Noi dell'amministrazione - ricorda l'ex sindaco - non eravamo contro la sua realizzazione, ma contrastavamo solo il piano per come ci era stato presentato all'inizio, con l'occupazione del murazzo e l'introduzione di cemento in laguna». Tanto che le parti sono state consorti in Tribunale contro un rilievo fatto dal Ministero dell'Ambiente, e assieme addivennero alla firma di un accordo di transazione il 10 settembre 2001 -esposto dallo stesso Guarnieri durante la conferenza- allo scopo di estinguere la causa pendente e non ricorrere oltre in giudizio.
Nel patto stava l'approvazione del piano particolareggiato, concretizzata poi dal commissario ad acta chiesto alla Regione Veneto dalla società che ha costruito la darsena, dal momento che l'amministrazione pubblica -a quel tempo passata al sindaco Romano Tiozzo- non stava procedendo a dar seguito all'accordo: «Non si trattava di un organo esterno all'ente - rileva l'avvocato Carlin - bensì di un organo straordinario del Comune, che ha operato per conto di esso».
Il problema sta nel fatto che questa transazione non era stata depositata in giudizio, e solo l'esposto di Guarnieri ha messo la questione sotto una luce differente: «All'inizio del 2009 - racconta l'avvocato Carlin - il Consiglio di Stato emise un avviso di perenzione della causa, ovvero chiese agli avvocati se i rispettivi clienti avessero intenzione di proseguirla. E valeva il silenzio-assenso». I legali della darsena (contravvenendo all'accordo siglato mesi prima) risposero che questo interesse c'era ancora, così venne fissata l'udienza del Consiglio di Stato che diede ragione al Porto San Felice, obbligando il Comune al risarcimento dei danni per la perdita di un contributo, che l'amministrazione Casson fissò in un milione e 900mila euro, poi effettivamente versato.
Si chiede ora Guarnieri: perché non è stato fatto valere l'accordo stragiudiziale? «Il soggetto leso sono io - ribatte l'ex primo cittadino - sia dal punto di vista politico, che di uomo pubblico. Per questo voglio essere ristorato pubblicamente ed economicamente. Ho inviato una lettera all'amministrazione comunale, che ha subìto un danno grave e ingiusto, per farle recuperare ciò che ha dovuto cedere in maniera distorta». Si tratta di quasi due milioni che, in anni di patto di stabilità e blocco delle uscite, avrebbero fatto comodo al Comune: «Lo stesso Romano Tiozzo - aggiunge Guarnieri - affermò falsamente di aver dovuto alzare le tasse per via di un esborso che nemmeno ha poi effettuato, avendolo pagato la giunta Casson». Ma dal Comune di oggi, nessuna risposta a questa lettera.
Infine, Fortunato Guarnieri mette sul banco dei responsabili l'allora avvocato del Comune, Giorgio Orsoni (in seguito anche sindaco di Venezia), che pareva non essere al corrente dell'accordo di transazione, e anche il difensore della controparte, che nel 2009 ha firmato la ripresa del ricorso al Consiglio di Stato -già esperito nel 2001- contravvenendo così all'accordo tra le parti.
1 commento:
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Nessun comunicato da parte della darsena S. Felice.
RispondiEliminaEppure sembravano i più puri dei puri.