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venerdì 15 novembre 2019
ACQUA ALTA A 146 CM, IL MINISTRO D’INCÀ: “MOSE APERTO NEL 2021, PRESTO I CONTRIBUTI PER I DANNI". ASCOM: "IL GOVERNO PROROGHI LE PROSSIME SCADENZE FISCALI"
Arriva a Chioggia avanzando precariamente in stivali da una calle Palazzo sommersa, il ministro per i rapporti col Parlamento Federico d'Incà, poco dopo le 12.30. La città è allagata, accanto gli sono la senatrice Orietta Vanin e la consigliera regionale Erika Baldin: lo accolgono il sindaco Alessandro Ferro, gli assessori Veronese, Alessandra Penzo e Cavazzana, alcuni consiglieri stellati, pronti a scortarlo nel rapido giro di presa visione dei danni ai negozi di corso del Popolo. In sala consiliare lo attendono i dirigenti di urbanistica e lavori pubblici, i carabinieri e la polizia, i rappresentanti delle categorie economiche e i comitati: l'incontro infatti era stato indetto tempo addietro per occuparsi della causa demaniale di riva Lusenzo a Sottomarina, ma le circostanze degli ultimi giorni hanno imposto di spostare l'attenzione sull'emergenza acqua alta.
E il ministro d'Incà non si tira indietro: parla di «limitare i danni, perché questa crisi climatica nel Veneto dopo Vaia indica che la regione è soggetta, e per cui bisogna difendersi prima ancora di ragionare su questi eventi, dato che i cambiamenti climatici avvengono in tutto il mondo e ogni giorno». Difendersi significa il Mose in primis: «Ieri il presidente del consiglio Giuseppe Conte era a Venezia e a Pellestrina - prosegue il ministro d'Incà - proprio per dire che il Mose è il grande assente e va terminato. Ci siamo dati l'impegno di essere il governo che porta a termine e lo inaugura nel 2021, ne è consapevole anche la nuova commissaria Elisabetta Spitz. Il 26 novembre ci sarà un incontro per decidere la futura governance dell'impianto».
Ma non è tutto: il consiglio dei ministri ieri sera ha stanziato i primi 20 milioni per il soccorso urgente e le opere da fare subito. «Abbiamo stimato inoltre - continua il ministro per i rapporti con il Parlamento - l'erogazione di un contributo pari a 5mila euro per i privati e 20mila euro per le imprese, attraverso moduli di risarcimento. Ho la rassicurazione dal capo della protezione civile Angelo Borrelli che i rimborsi avverranno in tempi brevi, è nostra intenzione aiutare tutti coloro che hanno avuto danni dimostrabili». A tal proposito, gli uffici comunali sono a disposizione dei cittadini per la ricezione dei moduli e la loro compilazione. Dopo, conclude d'Incà, occorrerà «ragionare su Venezia e Chioggia nel lungo periodo, oltre il Mose. La pulizia dei canali, ad esempio, perché il turismo non deve divorare il sistema di vità delle città. Vogliamo anzi essere all'avanguardia per la politica del clima».
Un tavolo tecnico per l'organizzazione relativa ai moduli di risarcimento dai danni inferti dall'acqua alta è stato invocato da Alberto Ravagnan Perini, gioielliere nel consiglio di ASCOM, il quale ritiene che i chioggiotti siano spesso trattati da veneziani di serie B: «Suggerisco al governo l'ipotesi di prorogare le importanti scadenze fiscali che gravano sulle imprese di qui a fine anno, come i prossimi pagamenti di INPS e IVA, specie per chi è in attesa dei contributi post acqua alta». Giorgio Bellemo di ASCOT ha invece ricordato al ministro il tema dell'erosione delle spiagge per via delle mareggiate, anche in questi giorni soprattutto a Isolaverde, mentre Maria Rosa Boscolo Chio del comitato No Gpl ha riferito la pressante volontà della città di non far entrare in funzione il deposito di Costa Bioenergie in Val da Rio.
Ma appunto, la riunione avrebbe dovuto riguardare le case costruite cent'anni fa in terreno demaniale lungo riva Lusenzo: dai banchi del pubblico una residente attende la definitiva conclusione dell'iter legislativo già approvato in Senato lo scorso 3 ottobre, con il passaggio alla Camera previsto - ha riferito il ministro d'Incà- fra circa 50 giorni, dopo la legge di bilancio. «Proprio in quella zona - ha detto la signora - si sono verificati ingenti disagi per l'acqua alta, con anziane anche di 90 anni gravate di cartelle esattoriali non dovute e pure dall'allagamento della propria abitazione».
Prima che il ministro raggiungesse Rosolina e Porto Tolle per la prosecuzione del proprio percorso attraverso l'emergenza acqua, la senatrice del M5S Orietta Vanin ha confermato che per terminare il MOSE il governo ha messo a disposizione un miliardo più 122 milioni per le opere di compensazione ambientale. «Le risorse ci sono, non sarete soli, siamo qui con voi - ha detto la parlamentare - e lo dico da ex alluvionata della Rivieta del Brenta. Grazie per andare avanti, questa mattina una fornaia ha fatto il pane sotto i portici di Chioggia perché la vita continua». Nell'accomiatare i presenti, il sindaco Ferro - che ha chiesto lo stato di crisi per calamità e ha attivato la protezione civile per mettere in salvo Punta Gorzone - ha definito «occasion persa» la mancata attivazione delle paratoie del MOSE: «Si poteva rischiare e provare, anche pochi centimetri avrebbero fatto la differenza». Ferro ha anche stigmatizzato i parcheggi al ponte del Musichiere, che è stato ristretto al traffico per deficit strutturali.
E il ministro d'Incà non si tira indietro: parla di «limitare i danni, perché questa crisi climatica nel Veneto dopo Vaia indica che la regione è soggetta, e per cui bisogna difendersi prima ancora di ragionare su questi eventi, dato che i cambiamenti climatici avvengono in tutto il mondo e ogni giorno». Difendersi significa il Mose in primis: «Ieri il presidente del consiglio Giuseppe Conte era a Venezia e a Pellestrina - prosegue il ministro d'Incà - proprio per dire che il Mose è il grande assente e va terminato. Ci siamo dati l'impegno di essere il governo che porta a termine e lo inaugura nel 2021, ne è consapevole anche la nuova commissaria Elisabetta Spitz. Il 26 novembre ci sarà un incontro per decidere la futura governance dell'impianto».
Ma non è tutto: il consiglio dei ministri ieri sera ha stanziato i primi 20 milioni per il soccorso urgente e le opere da fare subito. «Abbiamo stimato inoltre - continua il ministro per i rapporti con il Parlamento - l'erogazione di un contributo pari a 5mila euro per i privati e 20mila euro per le imprese, attraverso moduli di risarcimento. Ho la rassicurazione dal capo della protezione civile Angelo Borrelli che i rimborsi avverranno in tempi brevi, è nostra intenzione aiutare tutti coloro che hanno avuto danni dimostrabili». A tal proposito, gli uffici comunali sono a disposizione dei cittadini per la ricezione dei moduli e la loro compilazione. Dopo, conclude d'Incà, occorrerà «ragionare su Venezia e Chioggia nel lungo periodo, oltre il Mose. La pulizia dei canali, ad esempio, perché il turismo non deve divorare il sistema di vità delle città. Vogliamo anzi essere all'avanguardia per la politica del clima».
Un tavolo tecnico per l'organizzazione relativa ai moduli di risarcimento dai danni inferti dall'acqua alta è stato invocato da Alberto Ravagnan Perini, gioielliere nel consiglio di ASCOM, il quale ritiene che i chioggiotti siano spesso trattati da veneziani di serie B: «Suggerisco al governo l'ipotesi di prorogare le importanti scadenze fiscali che gravano sulle imprese di qui a fine anno, come i prossimi pagamenti di INPS e IVA, specie per chi è in attesa dei contributi post acqua alta». Giorgio Bellemo di ASCOT ha invece ricordato al ministro il tema dell'erosione delle spiagge per via delle mareggiate, anche in questi giorni soprattutto a Isolaverde, mentre Maria Rosa Boscolo Chio del comitato No Gpl ha riferito la pressante volontà della città di non far entrare in funzione il deposito di Costa Bioenergie in Val da Rio.
Ma appunto, la riunione avrebbe dovuto riguardare le case costruite cent'anni fa in terreno demaniale lungo riva Lusenzo: dai banchi del pubblico una residente attende la definitiva conclusione dell'iter legislativo già approvato in Senato lo scorso 3 ottobre, con il passaggio alla Camera previsto - ha riferito il ministro d'Incà- fra circa 50 giorni, dopo la legge di bilancio. «Proprio in quella zona - ha detto la signora - si sono verificati ingenti disagi per l'acqua alta, con anziane anche di 90 anni gravate di cartelle esattoriali non dovute e pure dall'allagamento della propria abitazione».
Prima che il ministro raggiungesse Rosolina e Porto Tolle per la prosecuzione del proprio percorso attraverso l'emergenza acqua, la senatrice del M5S Orietta Vanin ha confermato che per terminare il MOSE il governo ha messo a disposizione un miliardo più 122 milioni per le opere di compensazione ambientale. «Le risorse ci sono, non sarete soli, siamo qui con voi - ha detto la parlamentare - e lo dico da ex alluvionata della Rivieta del Brenta. Grazie per andare avanti, questa mattina una fornaia ha fatto il pane sotto i portici di Chioggia perché la vita continua». Nell'accomiatare i presenti, il sindaco Ferro - che ha chiesto lo stato di crisi per calamità e ha attivato la protezione civile per mettere in salvo Punta Gorzone - ha definito «occasion persa» la mancata attivazione delle paratoie del MOSE: «Si poteva rischiare e provare, anche pochi centimetri avrebbero fatto la differenza». Ferro ha anche stigmatizzato i parcheggi al ponte del Musichiere, che è stato ristretto al traffico per deficit strutturali.
4 commenti:
Chioggia Azzurra suggerisce ai gentili lettori la registrazione di un proprio account Google -anche attraverso uno pseudonimo- con il quale commentare gli articoli, al fine di favorire una miglior comprensione dell'identità digitale tra utenti. Non è nostra intenzione schedare o rintracciare in qualche modo chi commenta anonimamente; anzi lasciamo in tal senso la massima libertà al lettore di non declinare le proprie generalità, restando però nell'ambito del buon gusto e della corretta educazione nel commentare senza offendere alcuno. Siamo certi di essere compresi in questa esigenza, e per questo Chioggia Azzurra ringrazia.
MO.S.E. è acronimo di “Modulo Sperimentale Elettromeccanico”
RispondiEliminaAbbiamo capito bene? Si tratta di un esperimento. E noi abbiamo buttato dai 5 ai 7 miliardi di Euro per un esperimento che neanche sappiamo se funzionerà.
Per carità, visto che è quasi completato vale la pena di vederlo in funzione, ma anche chi lo ha progettato ha messo le mani avanti chiamandolo “esperimento”.
Mi permetto di dire una cosa da persona con una cultura limitata. Anche del baby mose avevamo battaglioni di "scienziati" che sentenziavano che non avrebbe mai funzionato: spariti tutti da primo giorno che è entrato in funzione (5 anni fa) ora sentenzio io: tutti questi iper critici sul mose, scompariranno al primo utilizzo del (grande) Mose.
EliminaSperiamo sia come dice lei, per il bene di tutti Ma io sono come Tommaso dei Vangeli: ci crederò quando vedrò alzate le paratoie alzate e funzionanti a tenere a bada l’alta marea.
RispondiEliminaCapisco bene la penserei sicuramente come te se non avessi avuto modo di seguire tutte le fasi di questa grande opera. Il che non toglie che è una vergogna che siano praticamente cinque anni che siamo fermi. Poteva tranquillamente essere finito almeno tre anni fa.
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