Pagine
▼
martedì 1 dicembre 2020
GUARNIERI RICORRE AL TAR AFFINCHÉ LA DARSENA PORTO SAN FELICE RESTITUISCA QUASI DUE MILIONI AL COMUNE: «SE NON LO FA IL SINDACO, PROVVEDO IO»
L'ex sindaco Fortunato Guarnieri torna alla carica per quanto riguarda la vicenda relativa alla darsena Porto San Felice. Ottenuta lo scorso gennaio l'assoluzione da parte della Corte dei Conti, il primo cittadino del periodo 1998-2007 -alla guida di un comitato civico neocostituito- ora rivendica a vantaggio delle casse comunali la somma di un milione e 862mila euro da parte della società in questione, in quanto indebita poiché avanzata in giudizio rompendo l'accordo transattivo tra le parti, che impegnava entrambe a non ricorrere al Consiglio di Stato.
Dal momento che, secondo Guarnieri, l'attuale amministrazione comunale sarebbe «inerte» nel pretendere la somma (avendo inviato alla darsena solo una lettera di messa in mora, e non la formale comparsa in giudizio avanti il Tribunale Amministrativo Regionale), egli stesso ha dato mandato all'avvocato Massimo Carlin di avvalersi dell'articolo 9 della legge 267/2000, il Testo Unico degli Enti Locali, nella parte in cui consegna la potestà ai cittadini residenti di esercitare un'azione popolare in luogo del Comune stesso, qualora ritenga che la pubblica amministrazione non si attiva nel perseguire uno specifico interesse.
Attraverso una lettera diffusa ai media locali, Guarnieri ricorda che Porto San Felice ottenne nel 2013 la somma a titolo di risarcimento per il contenzioso ormai ventennale. A seguito di ciò, la Corte dei Conti aprì una indagine che ha rinviato a giudizio due tecnici comunali (Carmelo Papa e Sabina Lenoci), per non aver sollevato in tempo l'esistenza dell'accordo. Nonostante quest'ultimo - continua l'esponente politico - la società ha inteso manifestare la permanenza del proprio interesse al contenzioso, ricorrendo al Consiglio di Stato nonostante la darsena fosse ormai operante. L'organo di secondo grado della giustizia amministrativa condannò il Comune al pagamento di quasi due milioni.
«Avrvo sollecitato l'ente - ricorda Fortunato Guarnieri - a contestare quelle responsabilità, e ad intraprendere azioni per impedire la prescrizione di eventuali colpe personali, che allora era imminente. So che il 24 ottobre dell'anno scorso il sindaco Ferro diffidò la società Porto San Felice alla restituzione del quantum, mettendola in mora: ma a distanza di oltre un anno niente è avvenuto, tantomeno il formale ricorso al TAR per ottenere la sentenza di restituzione dell'indebito pagato. Così si tira avanti senza mai stringere efficacemente nel perseguire un sacrosanto interesse della città».
Per tale motivo i firmatari si sono fatti carico (anche economico) del ricorso, informando contemporaneamente il Comune e invitandolo ad associarsi all’azione, «evento peraltro - conclude l'ex sindaco - al quale dovrà rispondere per effetto della comunicazione che il TAR invierà agli amministratori locali». I ricorrenti chiedono anche la restituzione degli interessi, calcolati dal 19 giugno 2013, direttamente nelle casse del Comune.
Dal momento che, secondo Guarnieri, l'attuale amministrazione comunale sarebbe «inerte» nel pretendere la somma (avendo inviato alla darsena solo una lettera di messa in mora, e non la formale comparsa in giudizio avanti il Tribunale Amministrativo Regionale), egli stesso ha dato mandato all'avvocato Massimo Carlin di avvalersi dell'articolo 9 della legge 267/2000, il Testo Unico degli Enti Locali, nella parte in cui consegna la potestà ai cittadini residenti di esercitare un'azione popolare in luogo del Comune stesso, qualora ritenga che la pubblica amministrazione non si attiva nel perseguire uno specifico interesse.
Attraverso una lettera diffusa ai media locali, Guarnieri ricorda che Porto San Felice ottenne nel 2013 la somma a titolo di risarcimento per il contenzioso ormai ventennale. A seguito di ciò, la Corte dei Conti aprì una indagine che ha rinviato a giudizio due tecnici comunali (Carmelo Papa e Sabina Lenoci), per non aver sollevato in tempo l'esistenza dell'accordo. Nonostante quest'ultimo - continua l'esponente politico - la società ha inteso manifestare la permanenza del proprio interesse al contenzioso, ricorrendo al Consiglio di Stato nonostante la darsena fosse ormai operante. L'organo di secondo grado della giustizia amministrativa condannò il Comune al pagamento di quasi due milioni.
«Avrvo sollecitato l'ente - ricorda Fortunato Guarnieri - a contestare quelle responsabilità, e ad intraprendere azioni per impedire la prescrizione di eventuali colpe personali, che allora era imminente. So che il 24 ottobre dell'anno scorso il sindaco Ferro diffidò la società Porto San Felice alla restituzione del quantum, mettendola in mora: ma a distanza di oltre un anno niente è avvenuto, tantomeno il formale ricorso al TAR per ottenere la sentenza di restituzione dell'indebito pagato. Così si tira avanti senza mai stringere efficacemente nel perseguire un sacrosanto interesse della città».
Per tale motivo i firmatari si sono fatti carico (anche economico) del ricorso, informando contemporaneamente il Comune e invitandolo ad associarsi all’azione, «evento peraltro - conclude l'ex sindaco - al quale dovrà rispondere per effetto della comunicazione che il TAR invierà agli amministratori locali». I ricorrenti chiedono anche la restituzione degli interessi, calcolati dal 19 giugno 2013, direttamente nelle casse del Comune.
1 commento:
Chioggia Azzurra suggerisce ai gentili lettori la registrazione di un proprio account Google -anche attraverso uno pseudonimo- con il quale commentare gli articoli, al fine di favorire una miglior comprensione dell'identità digitale tra utenti. Non è nostra intenzione schedare o rintracciare in qualche modo chi commenta anonimamente; anzi lasciamo in tal senso la massima libertà al lettore di non declinare le proprie generalità, restando però nell'ambito del buon gusto e della corretta educazione nel commentare senza offendere alcuno. Siamo certi di essere compresi in questa esigenza, e per questo Chioggia Azzurra ringrazia.
Riassumiamo, in parole povere, il comune di Chioggia a suo tempo non si è saputo difendere in sede legale e pertanto è stato condannato a risarcire la darsena S. Felice.
RispondiEliminaQuando qualcuno porta l’esempio della S. Felice, paragonandolo con la richiesta danni della Socogas per il fermo di 55 dei lavori, omette di citare quanto sopraddetto. Se il comune nella circostanza della Socogas si comporterà diversamente, con una difesa legale degna di questo nome, non farà la stessa fine di quanto è avvenuto con la S. Felice.