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martedì 22 settembre 2020
"SFIDUCIA" IN GIUNTA, DOLFIN CHIEDE LE DIMISSIONI DEL SINDACO. E BELLEMO (ASCOT): «FERRO È COME L'ULTIMO IMPERATORE CINESE, NON CONTA PIÙ NIENTE»
Non tardano a farsi sentire sul piano locale gli esiti del voto regionale che ha terremotato il Veneto. La debacle del sindaco di Chioggia Alessandro Ferro, che sabato scorso non è riuscito a far approvare una delibera dalla giunta per l'assunzione e il trasferimento di personale, non è sfuggita a Marco Dolfin, capogruppo consiliare della Lega e probabilissimo neoconsigliere regionale: «Che nessuno ora venga a dire che la colpa è di qualche dirigente - afferma Dolfin - quando invece l'ennesima figuraccia è solo dell'amministrazione 5 Stelle, che ancora una volta dimostra tutti i suoi limiti gestionali, organizzativi, amministrativi oltre che politici».
Dolfin si chiede «se sia normale che un sindaco sia "sfiduciato" dalla sua stessa maggioranza a tal punto. Ma da tempo, anche in giunta, viaggiano a compartimenti stagni, con gruppi e gruppetti come in consiglio comunale, dove tre o quattro esponenti fanno il bello e il cattivo tempo». Il leghista vede in casa M5S «una lotta intestina, di divisioni che oltre a paralizzare la macchina comunale getta ricadute negative sulla città».
Scontata la richiesta di dimissioni: «A questo punto il sindaco dovrebbe capire che la fiducia nei suoi confronti è arrivata ai minimi termini, forse un passo indietro sarebbe auspicabile per tutti, soprattutto per l'interesse della città. Come si potrà deliberare un bilancio previsionale a breve termine, quando il dirigente preposto viene accusato dalla maggioranza? Era peraltro già accaduto con il responsabile dei Lavori Pubblici, messo sotto "consiglio di disciplina" per non aver rispettato le loro direttive...».
Secondo Marco Dolfin, «a Palazzo non si capisce più chi governa e dirige. Dalla gestione del patrimonio pubblico ("Barca", Turati) alle accuse al dirigente, fino alla sfiducia al sindaco: dovrebbero avere la consapevolezza di comprendere che ormai non c'è più niente da salvare e che l'ultima dimostrazione di serietà dovrebbe essere le dimissioni del sindaco e di tutta la giunta, per mancanze e divisioni interne. Il voto comunale anticipato è l'unica soluzione per la città».
Dal canto suo Giorgio Bellemo, presidente dei concessionari balneari riuniti in ASCOT, paragona il sindaco all'ultimo imperatore cinese Pu Yi, immortalato dall'indimenticabile film di Bernardo Bertolucci: «Non comanda più niente dentro la città dorata - ironizza Bellemo - e non sa cosa accade all'esterno. Se sfiducia la scelta del segretario personale, io manderei a casa la giunta senza ripresentare il provvedimento. Ma questa giunta ormai è un'agenzia immobiliare, non ha applicato il loro stesso programma elettorale del 2016».
Dolfin si chiede «se sia normale che un sindaco sia "sfiduciato" dalla sua stessa maggioranza a tal punto. Ma da tempo, anche in giunta, viaggiano a compartimenti stagni, con gruppi e gruppetti come in consiglio comunale, dove tre o quattro esponenti fanno il bello e il cattivo tempo». Il leghista vede in casa M5S «una lotta intestina, di divisioni che oltre a paralizzare la macchina comunale getta ricadute negative sulla città».
Scontata la richiesta di dimissioni: «A questo punto il sindaco dovrebbe capire che la fiducia nei suoi confronti è arrivata ai minimi termini, forse un passo indietro sarebbe auspicabile per tutti, soprattutto per l'interesse della città. Come si potrà deliberare un bilancio previsionale a breve termine, quando il dirigente preposto viene accusato dalla maggioranza? Era peraltro già accaduto con il responsabile dei Lavori Pubblici, messo sotto "consiglio di disciplina" per non aver rispettato le loro direttive...».
Secondo Marco Dolfin, «a Palazzo non si capisce più chi governa e dirige. Dalla gestione del patrimonio pubblico ("Barca", Turati) alle accuse al dirigente, fino alla sfiducia al sindaco: dovrebbero avere la consapevolezza di comprendere che ormai non c'è più niente da salvare e che l'ultima dimostrazione di serietà dovrebbe essere le dimissioni del sindaco e di tutta la giunta, per mancanze e divisioni interne. Il voto comunale anticipato è l'unica soluzione per la città».
Dal canto suo Giorgio Bellemo, presidente dei concessionari balneari riuniti in ASCOT, paragona il sindaco all'ultimo imperatore cinese Pu Yi, immortalato dall'indimenticabile film di Bernardo Bertolucci: «Non comanda più niente dentro la città dorata - ironizza Bellemo - e non sa cosa accade all'esterno. Se sfiducia la scelta del segretario personale, io manderei a casa la giunta senza ripresentare il provvedimento. Ma questa giunta ormai è un'agenzia immobiliare, non ha applicato il loro stesso programma elettorale del 2016».
1 commento:
Chioggia Azzurra suggerisce ai gentili lettori la registrazione di un proprio account Google -anche attraverso uno pseudonimo- con il quale commentare gli articoli, al fine di favorire una miglior comprensione dell'identità digitale tra utenti. Non è nostra intenzione schedare o rintracciare in qualche modo chi commenta anonimamente; anzi lasciamo in tal senso la massima libertà al lettore di non declinare le proprie generalità, restando però nell'ambito del buon gusto e della corretta educazione nel commentare senza offendere alcuno. Siamo certi di essere compresi in questa esigenza, e per questo Chioggia Azzurra ringrazia.
I provvedimenti proposti dal sindaco per la nomina di un segretario particolare o lo spostamento di personale, entrambi cassati dalla giunta, sono segnali che qualcosa in questa maggioranza non quadra.
RispondiEliminaNon bastano l’asfaltatura di qualche strada o la messa a norma delle scuole per coprire tutte le carenze di questa amministrazione 5 stelle. Nemmeno la vittoria (salvo imprevisti) del GPL o la definizione del contenzioso col demanio di Sottomarina vecchia è sufficiente a cambiare opinione.
Non dimentichiamoci la querela di questi giorni per diffamazione promossa dal dirigente Veronese nei confronti di Endri Bullo e Paolo Bonfà che ha ulteriormente inceppato gli ingranaggi dell’Amministrazione.